C’è anche Reggio Emilia tra le province in cui la relazione “cemento – mafia” è sempre più forte: ad affermarlo è la nuova edizione del dossier “Cemento SpA” promosso da Legambiente.
Il rapporto snocciola alcuni dei casi più preoccupanti avvenuti sul territorio negli ultimi due anni, a partire da quel novembre 2010 in cui la Prefettura di Reggio Emilia ha fatto sapere di aver negato il certificato antimafia a una decina di aziende operanti nel reggiano, che non potranno quindi partecipare a gare d’appalto o dovranno interrompere alcuni lavori affidati in subappalto.
A maggio 2011, la stessa Prefettura aveva poi fermato due aziende reggiane impegnate in lavori in subappalto nel cantiere della nuova stazione, a causa del sospetto che alcune parentele collocabili in ambienti di Cosa nostra gelese potessero rendere permeabili alla criminalità i lavori del maxi appalto pubblico.
Nel dicembre 2011, infine, l’ultimo episodio in ordine di tempo, con il maxi sequestro di beni immobili a Fabbrico ai danni dell’imprenditore edile Giuseppe Nocera, accusati di essere riconducibili al clan dei casalesi.
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