Si celebra domani la Giornata Mondiale delle persone con Disabilità, istituita dalle nazioni unite nel 1993 a livello europeo, e a partire dal 2008 a livello internazionale.
La Giornata, che nelle intenzioni vuole essere un’occasione per rimettere al centro della discussione la disabilità nei suoi molteplici aspetti, quest’anno lancia il tema della cultura accessibile, con lo slogan “Il divertimento, un diritto di tutti”, così come sancito dall’articolo 30 della convenzione ONU sui diritti dei disabili.
Tanti sono quindi gli eventi, dibattiti, incontri che nella giornata del 3 dicembre, ma anche nei giorni precedenti e successivi, porteranno o riporteranno alla ribalta la disabilità.
Anche Reggio Emilia aderisce con eventi dedicati.
Quello che però risulta essere ancora più critico è il modo in cui si parla di disabilità. Ben vengano le informazioni serie, ma perché limitarle a una sola giornata? Bisognerebbe fare campagne di informazione a 360 gradi per tutto il tempo dell’anno.
Per approfondire:
Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
IN DISABILI.COM:
CONVENZIONE ONU E DISABILITA’: QUALE APPLICAZIONE IN ITALIA?
ITALIA, SÌ DEFINITIVO ALLA CONVENZIONE ONU
“L’Istat avrebbe potuto inserire nel censimento tra le tante domande, se in famiglia c’è un disabile grave, se è ricoverato, se ha un famigliare dedicato a lui per 24 ore al giorno” e, magari, anche quali problemi comporta. Ma così non è stato. “Quello che interessa sapere fondamentalmente sono notizie sulla casa e sulla composizione famigliare. Le notizie che interessano, sono quelle dalle quali si potranno desumere, essenzialmente dei dati, che, dal punto di vista sociologico, indicheranno che tipologia di consumatori siamo stati e potremo essere nel futuro”.
Mancano le informazioni: “perché l’accesso a questi dati, ammesso che esistano e siano attendibili, è quasi impossibile? Eppure, dovrebbero interessare anche tutte quelle multinazionali, per esempio quelle degli ausili, insieme al mondo della sanità e del sociale.
Il fatto è che, se questi dati fossero resi pubblici finalmente si potrebbe fare una seria programmazione e ripartizione nel campo del sociale; finalmente potrebbe esserci una presa di coscienza dell’immenso valore economico della disabilità e lo sconvolgimento sociale potrebbe essere molto forte.”
da http://www.superabile.it