Da anni ormai, purtroppo, continua l’estrazione di materiali litoidi (come argilla e sabbia) dalla golena del Po a Guastalla.
Sappiamo che l’attività estrattiva è un’operazione molto delicata economicamente, con un enorme giro di denaro, oltre che dannosa per l’ecosistema golenale.
Stando alle convenzioni che le amministrazioni guastallesi, di sinistra prima e di destra ora, hanno portato avanti, si parla di milioni di metri cubi di materiale estratto con importi che raggiungono complessivamente svariati milioni di euro, da ripartirsi nei vari anni.
In cambio di pochi euro (i prezzi, circa 50 cent al metro cubo, sono a detta di tutti MOLTO convenienti per le ditte di estrazione), di cui solo una parte restano al comune, la nostra golena viene sostanzialmente rovinata.
Rovinata perché il nostro polmone naturale viene ridotto per far spazio alle scavatrici;
Rovinata perché la sabbia e l’argilla vengono tolte dal letto del fiume e ci vorranno secoli per ripristinare situazione iniziale;
Rovinata perché, dove prima c’erano piante e vegetazione, ora ci sono bacini artificiali di acqua stagnante e macchine operatrici di grandi dimensioni (alla faccia dell’attrattività turistica!)
Inoltre il ciclo produttivo d’estrazione di sabbia e argilla (che comporta poi costruzione, cementificazione) è ormai evidentemente saturo con i problemi connessi a tutto il settore (basta considerare le costruzioni sfitte….)
Risulta chiaro, quindi, come questo argomento meriti il massimo dell’attenzione.
Stando al comma 1 dell’articolo 20 (Titolo IV) della legge regionale 17 del 1991 che disciplina le attività estrattive, “le funzioni di vigilanza sull’applicazione della convenzione sono svolte dal Comune” (http://demetra.regione.emilia-romagna.it/stampa/stampepdf/leggiV/lr-er-1991-17.pdf), spetta cioé al Comune la vigilanza su tali attività.
Per tutto questo il gruppo consiliare Guastalla a 5 stelle chiede, con l’interrogazione a risposta scritta qui sotto, (depositata ieri) se durante questi anni d’attività, il comune abbia commissionato dei controlli in merito alle attività estrattive per verificare che le operazioni si svolgessero in piena regola e nel rispetto delle convenzioni stipulate, e nel caso come e quando sono state svolte queste funzioni di vigilanza.
OGGETTO: Interrogazione a risposta scritta
Il Gruppo Consiliare di Guastalla della Lista Civica 5 Stelle Beppegrillo.it – Guastalla Liberata ,
In merito alle attività estrattive poste nella zona golenale del comune di Guastalla, che da anni si perpetuano;
Per avere una maggiore conoscenza dei controlli e delle iniziative intraprese dal Comune di Guastalla sul monitoraggio dell’effettivo stato fatto dei lavori estrazione di inerti;
INTERROGA IL COMUNE DI GUASTALLA
Per conoscere:
1. L’elenco dei controlli che il Comune di Guastalla ha commissionato, di propria iniziativa, dal 2005 ad oggi, per monitorare l’attività estrattiva in corso sul suo territorio
2. A quali studi tecnici si sia rivolta per svolgere i controlli
3. Copia delle relazioni riassuntive dei controlli commissionati
Guardate dalla foto dell’articolo come gli scavi sono vicini alla base del ponte…
assurdo!
Mercoledì, 22 Dicembre 2010
Lombardia, infrastrutture: Brescia-Orzinuovi, la tangenziale sulle scorie
Da: http://www.altrenotizie.org/
La tangenziale sulle scorie
di Alessandro Iacuelli
Era il 22 gennaio del 2010, quando Mauro Paroloni, all’epoca assessore ai Lavori pubblici della Provincia di Brescia, annunciava trionfalmente l’inizio dei lavori di un nuovo lotto per la realizzazione della nuova strada provinciale “Orceana”, l’asse viario Brescia-Orzinuovi, in pratica una nuova tangenziale. Un progetto abbastanza “in grande” (si tratta di un lotto di costruzione attorno all’abitato di Orzivecchi) per un costo complessivo di 9 milioni di euro, di cui 800.000 euro a carico del comune di Orzivecchi; è frutto dell’accordo di programma sottoscritto nel dicembre del 2006 tra la Provincia e il Comune. I lavori, iniziati alla fine dell’estate 2009, sono affidati all’unione temporanea d’imprese “Origini Asfalti Locatelli”.
Probabilmente un boccone deve essere andato per traverso all’assessore, quando gli uomini del Corpo Forestale dello Stato hanno messo i sigilli al cantiere, su ordine della Procura della Repubblica. Modalità di assegnazione dell’appalto e materiale utilizzato per il fondo stradale, questi erano i due filoni dell’indagine in corso e che ha portato al sequestro del cantiere a Orzivecchi.
Il Pm Carla Canaia, che conduce l’indagine, ha anche disposto un sopralluogo per acquisire documentazione utile proprio in Provincia, negli uffici dell’assessorato ai Lavori Pubblici. Tutto è partito con l’esposto alla Procura da parte dei sindaci di Orzinuovi e Orzivecchi, preoccupati perché le ditte appaltatrici utilizzavano materiali inerti non provenienti da cave autorizzate per la realizzazione del fondo stradale del tratto di tangenziale di 2,3 km.
I sindaci hanno fatto notare come i lavori avrebbero dovuto essere eseguiti con materiali provenienti da cave autorizzate, con esclusione di scorie di acciaierie e di macerie da demolizione. Con variante in corso d’opera, la Provincia ha modificato la composizione del sottofondo, autorizzando l’impiego di materiale composto per metà da miscela di inerti e per l’altra metà da scorie di acciaieria. Ma secondo i sindaci il sottofondo era composto quasi interamente da scorie grigie, ricoperte da un sottile strato di sabbia, scorie che in certe giornate, a contatto con l’aria, hanno anche generato fumarole alquanto sospette.
E proprio su quei materiali, si è capito che qualcosa non andava. Quel che emerso è da brivido. Al posto della ghiaia, così come previsto dal capitolato, per realizzare il manto stradale sarebbero stati utilizzati rifiuti industriali non trattati. Tra i materiali utilizzati, e naturalmente si tratta di materiali non consentiti, anche scorie di acciaierie e resti di demolizioni non autorizzati.
Scorie che contengono metalli pesanti che poi finiscono nella falda. L’attuale assessore Mariateresa Vivaldini ha dichiarato che invece le analisi in suo possesso indicavano che tutto fosse regolare. Ci sono anche tre indagati, sulle loro generalità vige il massimo riserbo ma fonti giudiziarie e amministrative confermano che fra le persone coinvolte figura l’ingegner Bortolo Perugini, fino a fine 2009 dirigente dell’assessorato provinciale ai Lavori Pubblici. Gli altri due sarebbero due personaggi di rilievo delle imprese edili che hanno vinto l’appalto per la realizzazione della tangenziale.
Fiumi di rifiuti occultati abusivamente senza seguire le complesse e costose procedure di smaltimento. Il giorno dopo il sequestro dei cantieri della tangenziale di Orzivecchi, è così cambiato anche il quadro stesso dell’inchiesta. Non più soltanto le modalità di assegnazione dell’appalto e il materiale utilizzato per il fondo stradale. Le accuse sono diventate più gravi: traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture e truffa aggravata. L’ha dichiarato in una conferenza stampa il procuratore capo Nicola Pace, che segue con attenzione l’evoluzione delle indagini condotte dal pm Claudia Canaia.
“L’inchiesta aperta è una sola”, ha precisato Pace, “Gli accertamenti concernono sia gli aspetti protezionistici che quelli tecnico-amministrativi, con particolare riferimento agli atti della pubblica amministrazione”. Stando a vedere quel che succede nella Bassa Bresciana, Orzivecchi potrebbe essere solo un terminale di una rete ben più ampia di traffico illecito di rifiuti. Un traffico molto redditizio qualora le scorie di acciaieria risultassero davvero non inertizzate, evitando un procedimento costoso ma indispensabile per poter trasformare il rifiuto in materiale a prova di contaminazione e quindi utilizzabile nei cantieri.
Resta aperto anche un nodo molto grave: quello delle analisi sui carotaggi effettuati nei mesi scorsi. Quelle analisi che secondo l’assessorato provinciale dimostravano che i materiali utilizzati erano in regola. La procura vuole vederci chiaro, e per questo starebbe ordinando una serie di controanalisi.
D’altronde quello di Orzivecchi non è e non potrebbe mai essere un caso isolato. Si tratta della provincia che ha in Italia il record di produzione di rifiuti speciali: 4,5 milioni di tonnellate l’anno di cui 1,5 milioni dal comparto siderurgico. In una situazione del genere, lo smaltimento illecito delle scorie ha dei precedenti, anche troppi. Da quel lontano 1993, anno in cui la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere dimostrò, con l’Operazione Adelphi, che 18.000 TIR da Brescia avevano trasportato nella zona di Caserta circa 300.000 tonnellate di scorie di fonderia dalla Val Trompia, fino al 1995, quando fra Chiari e Pontevico sono stati scoperti 12 chilometri di asfalto costruito su scorie non inertizzate.
In tempi più recenti, per tornare all’attualità, c’è uno stillicidio continuo di casi del genere. Pochi mesi fa, l’Econeproma, azienda di Dello, aveva scaricato su terreni permeabili della trielina, poi nel novembre scorso ci sono stati altri scarichi di sostanze tossiche a Offlaga e a Pontevico, mentre nello scorso settembre c’era stato il sequestro di inerti e altri rifiuti nella cava di Pompiano e nella cava Esseemme di Manerbio.
Così come ci sono state emissioni inquinanti oltre il consentito da parte di una acciaieria a Maclodio e, prima ancora, tonnellate di rifiuti scoperte lungo le sponde del Mella tra Azzano e Dello. Se si torna indietro nel tempo, si arriva fino a quattro anni fa, con le scorie di acciaieria ritrovate a Roncadelle, sotto e a fianco della nuova Ikea, ma anche vicino alla Fiera di Brescia.
Se all’inizio degli anni ’90 queste scorie finivano sistematicamente, e scientificamente, in Campania, ora certa industria bresciana ha deciso di risparmiare anche il costo del trasporto. D’altronde, con la produzione bresciana di rifiuti speciali, oggi non basterebbero 100 tir al giorno, per spedire le scorie di fonderia al sud, e l’attenzione si è fatta molto alta, negli ultimi tempi.
Così, con buona pace di concetti come la responsabilità d’impresa e di fiumi di codici etici, il risparmio sullo smaltimento delle sostanze pericolose, e quindi l’incremento dei profitti, viene fatto avvelenando il proprio stesso territorio. Sempre con un occhio all’importanza del made in Italy, un’altro all’economia che deve ripartire, e possibilmente cogliendo ogni occasione per remare contro il Sistri, il sistema di tracciamento dei rifiuti industriali che entrerà in vigore il prossimo gennaio, e per lanciare accuse di “disinformazione”, spesso pesanti e infondate, a chiunque critichi la “brava e onesta” industria del nord, o a chiunque attacchi le aziende e le loro organizzazioni di categoria.
Aziende e organizzazioni che, visto il comportamento poco etico e irresponsabile, un sistema pesante e stringente come il Sistri se lo meritano tutto, in pieno.
postato da: eppursimuove21 alle ore 08:48 | Permalink | commenti
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categoria:politica
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Jetlag: ‘Ndrangheta, ultima fermata a Nord (parte 2)
http://video.sky.it/services/player/bcpid792850969001?bckey=AQ~~,AAAAAFYiOQ4~,wE6_nns21hKXA92FEw1V_0hybzUsGl_J&bclid=0&bctid=823220059001
Commenti veramente preziosi che contengono informazioni importanti! Grazie!
ESCAVAZIONI DI SABBIA – BENE LA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI MA ORA NON BISOGNA ABBASSARE LA GUARDIA – SERVE UNA POLIZIA FLUVIALE
“Serve una polizia fluviale che vigili sul Grande Fiume – dichiara Massimo Becchi Presidente di Legambiente Reggio Emilia – in modo continuativo e costante. Le escavazioni di sabbia sono tutt’ora un problema, ma anche la pesca illegale o lo sversamento di sostanze inquinanti. Apprendiamo con piacere che si sono chiuse le indagini sul più grosso troncone delle escavazioni di sabbia nel Po, affidato al PM Luciano Padula, iniziato grazie ad una indagine della Polizia Provinciale (poi mai più autorizzata dai politici di turno ad operazioni di questo tenore) e confluita al Corpo Forestale dello Stato che tutt’ora con il distaccamento di Gualtieri sta lavorando su questa materia. Ad essere onesti era necessario chiudere queste indagini anche alcuni anni fa, ma meglio tardi che mai. Ora occorrerà capire se e chi farà ricorso contro il decreto penale, per alcuni degli accusati infatti sarebbe la seconda condanna. Se si aprirà il processo, come per altri casi analoghi, saremo ben contenti di costituirci parte civile.”
“Resta il fatto – continua Becchi – che il fenomeno non è cessato del tutto: infatti solo le imbarcazioni emiliano-romagnole sono dotate della scatola nera, quindi basta, come sta accadendo affittare imbarcazioni da ditte mantovane o rovigotte per eludere il sistema. Occorre quindi un vero e proporio corpo di polizia fluviale che pattugli il fiume e le sponde, concentrandosi su questo ambiente, oggi solo terra di confine fra regioni e provincie, così vitale per l’esistenza della valle padana. Infatti l’azienda Bacchi di Boretto è stata oggetto di ulteriori indagini anche negli ultimi mesi, a testimoniare un atteggiamento criminoso verso la cosa ambientale che si protrae negli anni e che ormai sembra connotato in questa azienda. Nota positiva è che a fine anno l’impianto di trattamento delle scorie di fonderia delal Bacchi se ne dovrà andare dalla golena: infatti è l’unica caso di trattamento di rifiuti di questo tipo che insiste in un’area di rispetto del fiume per tutto il suo corso. Questo ha significato un dilavamento di scorie di fonderia, ricche di metalli pesanti, nelle acque del fiume per anni quando le piene, anche modeste, hanno invaso la golena.”
“Le nostre indagini – conclude Becchi – fatte sul pesce siluro durante l’Operazione Po 2008 fatta a giugno, hanno dimostrato che in questi pesci la concentrazione di alcuni metalli pesanti è già oltre il limite di legge per l’uso commestibile dopo 4-5 anni di permanenza nelle acque del fiume. Le escavazioni di sabbia sono inoltre anche in parte responsabili del disastro ambientale che si è verificato con l’abbassamento dell’alveo da 4 a 8 metri del fiume, oltre che di un danno alle casse regionali e comunali e al mercato stesso della sabbia. Occorre quindi procedere celermente con le altre indagini ancora aperte per evitare che la furbizia di pochi danneggi ancora di più il fiume. Sembra ormai infatti prassi confidata che anche nelle cave autorizzate in golena si scavi molto oltre il limite di profondità consentito, per poi riempire questa cavità con altri scarti di nessun valore, il tutto facilitato dalla presenza dell’acqua che tutto copre e nasconde.”
L’uffici
Titolo III – Decisione inerente alla procedura di VIA relativa alla variante di Polo di PIAE n. 13 “Lido di Guastalla” in attuazione della variante di PAE comunale – cave di argilla e sabbia Lido di Guastalla Nord, Lido di Guastalla Sud e La Baita
L’Autorita’ competente: Comune di Guastalla – comunica la decisione
relativa alla procedura di VIA concernente
– il progetto: coltivazione e sistemazione ambientale delle cave di
sabbia e argilla “Lido di Guastalla Sud”, “Lido di Guastalla Nord” e
“La Baita” Polo di PIAE n. 13;
– presentato da: CCPL Inerti SpA con sede a Reggio Emilia e Bacchi SpA
con sede a Boretto (RE);
– localizzato: in comune di Guastalla – localita’ Lido Po entro il
polo estrattivo comunale.
Il progetto interessa il territorio del comune di Guastalla (RE) come
individuato dal PAE (Progetto rientrante nell’Allegato A.3.2 della
L.R. 9/99).
Ai sensi del Titolo III della L.R. 18 maggio 1999, n. 9, come
modificata dalla L.R. 16 novembre 2000, n. 35, l’Autorita’ competente
Comune di Guastalla – con atto di Giunta comunale n. 152 del 27
dicembre 2007, ha assunto la seguente decisione:
delibera:
1) di approvare il “Rapporto sull’impatto ambientale”;
2) la valutazione di impatto ambientale positiva ai sensi dell’art. 16
della L.R. 18/5/1999, n. 9 e successive modificazioni e integrazioni,
sui piani di coltivazione e sistemazione ambientale di tre unita’
estrattive comprese nel Polo di PIAE n. 13 “Lido di Guastalla”,
corrispondenti alle seguenti cave di sabbia e argilla “Lido di
Guastalla Sud”, “Lido di Guastalla Nord” e “La Baita” localizzato in
comune di Guastalla (RE), localita’ Lido Po, per conto delle ditte
CCPL Inerti SpA con sede a Reggio Emilia e Bacchi SpA con sede a
Boretto (RE), poiche’ tale intervento, sulla scorta degli esiti della
Conferenza di Servizi conclusasi il 29/11/2007, risulta nel complesso
ambientalmente compatibile purche’ vengano rispettate le prescrizioni
indicate nel “Rapporto sull’impatto ambientale”;
3) di ritenere quindi possibile la realizzazione del progetto
coltivazione e sistemazione ambientale delle cave di sabbia e argilla
“Lido di Guastalla Sud”, “Lido di Guastalla Nord” e “La Baita” Polo di
PIAE n. 13 localizzato in comune di Guastalla – localita’ Lido Po, per
conto delle ditte CCPL Inerti SpA con sede a Reggio Emilia e Bacchi
SpA con sede a Boretto (RE) i cui lavori dovranno essere iniziati
entro 6 mesi e terminati entro 5 anni dalla data di notifica della
presente autorizzazione (sulla base delle indicazioni della Conferenza
di Servizi), tenendo conto delle seguenti prescrizioni:
– le attivita’ di escavazione, con riferimento anche alla gestione del
cantiere ed alle procedure di sicurezza, ed il progetto di
sistemazione e recupero naturalistico delle aree di cava dovranno
essere realizzati nel completo rispetto di quanto previsto:
– nei Piani di coltivazione e sistemazione ed in tutti gli elaborati
prodotti ai fini della procedura di VIA, ai sensi della L.R. 9/99, e
della autorizzazione convenzionata, ai sensi della L.R. 17/91,
– dagli “Accordi con i privati” redatti ai sensi dell’art. 24 della
L.R. 7/04;
– le attivita’ di coltivazione e di recupero contemporanee tra loro,
pertinenti ad autorizzazioni relative ad unita’ estrattive diverse,
dovranno svolgersi in modo coordinato ed organico, cosi come previsto
anche dal Piano di coordinamento attuativo (PCA);
– fino al momento del collaudo delle opere afferenti i ripristini
previsti dal progetto, la recinzione perimetrale di cava dovra’ essere
mantenuta in perfetta efficienza dai proponenti, al fine di impedire
qualsiasi accesso all’area di intervento a persone estranee oltre che
eventuali abbandoni abusivi di rifiuti e/o altre sostanze inquinanti
per il suolo e le acque;
– essendo il territorio soggetto a periodiche esondazioni, dovra’
essere predisposta opportuna organizzazione, con relativa attrezzatura
e mezzi necessari, al fine di rendere effettivamente trasportabili i
contenitori delle sostanze potenzialmente inquinanti presenti in
cantiere (idrocarburi, rifiuti, ecc.), in modo da poter essere
rapidamente allontanati, in caso di necessita’, anche coi mezzi
presenti in cava. A tal proposito, prima dell’inizio dell’attivita’
estrattiva dovra’ essere consegnato al Comune di Guastalla e ad ARPA
l’elaborato “Piano di emergenza per l’evacuazione di mezzi e materiali
(inclusi rifiuti) in caso di piena”, previsto nella relazione
integrativa;
– le attivita’ di progetto dovranno essere svolte in modo da garantire
la assoluta tutela dall’inquinamento del suolo e dei corpi idrici
superficiali e sotterranei. Durante la coltivazione della cava, con
riferimento anche alle fasi di rifornimento e manutenzione dei mezzi
utilizzati, dovranno essere adottate tutte le precauzioni ed i
dispositivi necessari ad evitare immissioni di sostanze inquinanti sul
terreno e nei corpi idrici superficiali e sotterranei (sversamenti
accidentali, abbandono sul e nel suolo di potenziali fonti di
inquinanti, ecc.). In particolare:
– dovranno essere scrupolosamente rispettate le precauzioni descritte
negli elaborati integrativi relativamente al “progetto del cantiere”,
con particolare riferimento alle modalita’ operative ed ai dispositivi
ed accorgimenti previsti ai fini della protezione delle acque
superficiali e sotterranee,
– le operazioni di rifornimento e di manutenzione degli automezzi a
servizio dell’attivita’ di cava, compresa la draga, dovranno essere
effettuate senza sversamento di idrocarburi e/o oli e, piu’ in
generale, evitando qualsiasi immissione di inquinanti in acqua o sul
suolo,
– presso il cantiere inoltre dovranno essere disponibili tutte le
attrezzature, i materiali ed i prodotti di pronto intervento efficaci
a scongiurare il pericolo di inquinamento dovuto a idrocarburi ed oli
lubrificanti e necessari per applicare le procedure di emergenza in
caso di sversamento accidentale di un inquinante nell’invaso di cava;
– al fine di escludere impatti negativi sugli acquiferi a causa
dell’attivita’ di coltivazione della cava si prescrive che durante la
fase di escavazione sia realizzato il monitoraggio delle oscillazioni
piezometriche nel tempo ed il controllo delle caratteristiche
qualitative delle acque sotterranee, con le modalita’ previste negli
elaborati, prevedendo, nel caso venissero riscontrate significative
anomalie, la realizzazione di analisi di maggior dettaglio al fine di
caratterizzare con precisione la situazione ed adottare tutte le
misure eventualmente necessarie, concordandole preventivamente con
Comune, ARPA e AUSL;
– i rapporti di prova dei campioni di acqua prelevata dai pozzi
piezometrici di monitoraggio dovranno essere inviati al Servizio ARPA
e all’AUSL;
– i servizi igienici dovranno essere di “tipo chimico” e facilmente
trasportabili; e rispettare le prescrizioni che saranno impartite
dall’ARPA sulla organizzazione del cantiere;
– durante tutte le fasi di coltivazione della cava e di sistemazione
finale del sito estrattivo (comprese le attivita’ connesse, tra cui
anche il ciclo produttivo di eventuali impianti di lavorazione delle
sabbie estratte) dovra’ essere rispettata la normativa vigente in
materia di rifiuti;
– al fine della realizzazione dell’impianto di lavorazione dei
materiali estratti previsto nella ZI di PAE e delle relative
“strutture” e dotazioni logistiche a servizio (vasche decantazione,
ecc.) dovranno essere acquisite le autorizzazioni e gli atti di
assenso necessari tra cui il permesso di costruire e l’eventuale
autorizzazione allo scarico idrico, se necessaria.
Comunque:
– dovra’ essere rispettata la normativa vigente in materia di
rifiuti;
– la vasca di decantazione non potra’ essere ubicata in fascia A del
PAI;
– l’impianto di lavorazione dovra’ trattare solo ed esclusivamente i
materiali estratti presso il Polo PO 013;
– con gli elaborati integrativi si chiarisce che nel caso di mancato
ottenimento della facolta’ di intervento in deroga alle distanze di
rispetto definite dall’art. 104 del DPR 128/59, al fine della
sistemazione morfologica potranno essere importati materiali
dall’esterno del Polo (per i quantitativi ridotti previsti dai PCS). A
tal proposito, oltre a rispettare quanto previsto dall’art. 46 del
PAE, considerate le particolari caratteristiche del progetto di
recupero, si prescrive che:
– siano utilizzati materiali di esclusiva origine naturale e non
provenienti da a) interventi di sistemazione idraulica eseguiti lungo
corsi d’acqua; b) interventi di manutenzione di opere idrauliche
trasversali (traverse e briglie di sbarramento fluviale) o dal
dragaggio di dighe, casse di espansione fluviale, canali di bonifica,
ecc.;
– l’eventuale utilizzo di terre e rocce di scavo dovra’ essere
previsto conformemente a quanto disposto dall’art. 186 del DLgs
152/06.
Dovra’ comunque essere chiesta preventiva autorizzazione al Comune di
Guastalla comunicando, per ciascuna tipologia di materiale
effettivamente utilizzato proveniente dall’esterno del Polo, le
caratteristiche qualitative, i quantitativi e la relativa
provenienza;
– con riferimento al transito dei mezzi di trasporto dei materiali
estratti, per evitare o comunque limitare al massimo la dispersione di
polveri e/o materiali e l’imbrattatura delle strade pubbliche, i
proponenti dovranno:
– mantenere, quando necessario, sistematicamente umide le porzioni
sterrate o in misto stabilizzato delle piste interne al perimetro di
intervento, con una frequenza tale da minimizzare il sollevamento di
polveri durante il transito degli automezzi;
– al fine di evitare qualsiasi forma di dispersione del carico
utilizzare mezzi di trasporto dei materiali dotati di cassoni
telonati;
– adottare tutti quegli accorgimenti che si rendessero necessari al
fine di ridurre gli impatti, quali ad esempio:
a) periodica pulizia dei tratti di viabilita’ di cava pavimentati con
conglomerato bituminoso, specie del tratto asfaltato che precede
l’immissione sul sistema viario pubblico;
b) in caso di necessita’, in condizioni meteoclimatiche
particolarmente sfavorevoli, lavaggio delle ruote dei mezzi prima
dell’uscita dalla cava, e/o adozione di altri analoghi provvedimenti;
c) nel caso di sporcamento accidentale della viabilita’ pubblica,
tempestiva pulitura della superficie stradale;
– durante le fasi di esercizio e nella fase post operam dovranno
essere svolte tutte le attivita’ di monitoraggio relative alle diverse
matrici ambientali previste all’interno del capitolo “programma di
monitoraggio”, ed i relativi risultati dovranno essere periodicamente
inviati al Comune di Guastalla all’interno delle relazioni annuali
previste dall’art. 52 comma 3 delle NTA di PAE. Nel caso dal
monitoraggio risultino parametri che mostrano elementi di non
conformita’ rispetto a valori limite previsti dalle normative vigenti
(es. rumore) o indicatori di stato ambientale che evidenziano ritardi
o carenze rispetto al programma di ripristino ed al regolare evolvere
della progressione evolutiva delle dinamiche vegetazionali, i
proponenti dovranno assumere le iniziative e predisporre i correttivi
necessari al conseguimento degli obiettivi di qualita’ ambientale e
recupero naturalistico previsti dai PCS e dal SIA, concordandoli
preventivamente con il Comune di Guastalla;
– considerati i siti della Rete Natura 2000 ed in particolare la
presenza del Sito di importanza comunitaria (SIC) e Zona di protezione
speciale (ZPS) IT 4030020 denominato “Golena del Po di Gualtieri,
Guastalla e Luzzara”, durante l’esercizio dell’attivita’ estrattiva
dovranno essere rispettate:
– le prescrizioni previste all’art. 40 delle NTA del PAE comunale;
– le prescrizioni contenute nella “Valutazione di incidenza”
effettuata ai sensi del DPR 357/97 e della L.R. 7/04 dalla Regione
Emilia-Romagna, che si riportano integralmente in Allegato A;
– con riferimento all’attivita’ estrattiva ed alle linee elettriche
presenti nei pressi dei settori estrattivi si ricorda quanto previsto
dalla normativa in materia di campi elettromagnetici, che prevede che
all’interno della fascia di rispetto volta a garantire il
conseguimento dell’obiettivo di qualita’ di 0,2 mT previsto dalla L.R.
30/00 non possano essere previste postazioni di lavoro “fisse” e non
possano permanere persone per un tempo superiore alle 4 ore/giorno;
dovranno inoltre essere rispettate le eventuali prescrizioni impartite
sull’organizzazione del cantiere dall’ARPA;
– gli impianti e/o le attrezzature di servizio che non risultino
compatibili con la destinazione finale dell’area dovranno essere
obbligatoriamente smantellati o riconvertiti in elementi compatibili
con tale destinazione entro la scadenza autorizzativa prevista per i
lavori di sistemazione;
– gli interventi di rinaturazione e le opere a verde, unitamente a
tutte le opere previste dal progetto di riassetto che richiedano
manutenzione, dovranno essere manutenute dal proponente per i cinque
anni successivi al loro impianto;
– si prescrive di considerare quanto previsto nei pareri della
Commissione tecnica infraregionale per le attivita’ estrattive (CTIAE)
nn. 204 – 205 – 206 del 26/7/2007 relativi al Polo di PIAE n. PO 013
“Lido di Guastalla” ed in particolare alle tre unita’ estrattive in
progetto, adeguando gli elaborati dei Piani di coltivazione e
sistemazione ambientale delle tre cave in base alle modifiche ed
integrazioni richieste nei citati pareri, con riferimento anche, tra
il resto, alle verifiche di stabilita’ delle scarpate;
– prima di realizzare gli interventi previsti in area demaniale il
proponente del piano di coltivazione della cava denominata Lido Sud,
dovra’ trasmettere al Comune di Guastalla copia della concessione
rilasciata dalla Regione Emilia-Romagna – Servizio Tecnico di Bacino
degli Affluenti del Po, relativa alla concessione per rescavazione
delle aree previste dal progetto;
– si prescrive inoltre, in fase di progettazione esecutiva delle due
condotte di invaso idrico previste nel progetto al fine di consentire
il graduale riempimento degli invasi di cava in concomitanza degli
eventi di piena del fiume Po, di rivolgere particolare attenzione alla
scelta dei materiali (es. per le previste forme di protezione delle
scarpate di cava e della banca), al fine di garantire un inserimento
paesaggistico ottimale delle strutture. A tal fine il proponente
dovra’ presentare al Comune di Guastalla il progetto esecutivo delle
opere, che dovra’ contenere anche una relazione di calcolo dei “tempi
di invaso” della cava in relazione ai livelli di piena, al fine di
evidenziare il corretto dimensionamento delle opere stesse; si
prescrive che entro 6 mesi dal rilascio dell’autorizzazione ai sensi
della L.R. 17/91 venga presentato al Comune di Guastalla ed alle
Autorita’ competenti in materia idraulica il progetto relativo alle
strutture necessarie per garantire il trasporto via acqua dei
materiali litoidi estratti;
– ridurre al minimo il disturbo per la fauna e, compatibilmente con i
tempi tecnici, realizzare i lavori di scavo e di ripristino in periodi
stagionali di minor disturbo per l’avifauna e, principalmente, al di
fuori dei periodi riproduttivi. Contenere il piu’ possibile, inoltre,
i tempi di attuazione delle previsioni di PAE;
– tenere conto durante i lavori di escavazione di eventuali siti di
riproduzione/nidificazione della fauna con conseguente
spostamento/sospensione dei medesimi;
– minimizzare i vari rischi connessi alla fase di cantiere come
l’entita’ dei movimenti terra, i danni alla vegetazione, l’uso degli
automezzi e dei mezzi meccanici, al fine di recare minor disturbo
possibile all’area circostante;
– non intervenire in alcun modo nelle aree caratterizzate dalla
presenza di vegetazione spontanea e, in particolare modo, di aree
boscate e in quelle occupate da zone umide;
– individuare percorsi per il trasporto degli inerti esterni, per
quanto tecnicamente possibile, alle aree SIC e ZPS;
– accantonare gli strati superficiali fertili del suolo prelevato
nelle aree di ampliamento in modo da poterli riutilizzare in fase di
ripristino;
– privilegiare, per il deposito temporaneo degli inerti in cumuli,
l’utilizzo delle aree adiacenti a quelle dove hanno luogo lavorazioni
rumorose;
– garantire una costante bagnatura della viabilita’ di servizio, dei
piazzali di carico, dei cumuli di materiale stoccati nelle aree di
cantiere e di quelli trasportati con autocarri i quali dovranno anche
essere coperti con teloni, al fine di ridurre l’emissione di polveri;
– prevedere la realizzazione di barriere antipolvere e antirumore;
– adottare tutte le precauzioni necessarie a non produrre inquinamento
delle acque superficiali durante le operazioni di scavo al fine di
prevenire anche i versamenti accidentali (da macchinari di scavo e
dagli automezzi) di sostanze inquinanti;
– dotare le aree di sosta e di rifornimento di carburante e
lubrificanti di tutti gli appositi sistemi di raccolta dei liquidi
provenienti da sversamento accidentale e dalle acque di prima
pioggia;
– ottimizzare l’impiego della risorsa acqua massimizzando, ove
possibile, il riutilizzo a ciclo chiuso delle acque impiegate;
– sottoporre le acque reflue dei cantieri e delle aree di lavorazione
a processi di chiarificazione e depurazione come disoleatura e
decantazione;
– ripristinare e riportare alle condizioni iniziali le aree di
cantiere e la viabilita’ di accesso;
– eseguire il trasporto dei rifiuti in discariche autorizzate;
– realizzare gli interventi di ripristino ambientale contestualmente
alla fase di coltivazione delle diverse aree di cava;
– eseguire le lavorazioni con il terreno in tempera, evitando
l’eccessiva compattazione e il danneggiamento della struttura del
terreno;
– modellare e sagomare le superfici oggetto di sistemazione e recupero
ambientale in modo da attenuare l’effetto di artificializzazione al
fine di ricostruire le tipologie proprie dell’ambiente planiziale e
golenale locale, sia per quanto concerne le pendenze delle sponde, sia
per quanto riguarda la forma delle zone umide ricreate;
– garantire e mantenere la regimazione idraulica anche successivamente
alle operazioni di coltivazione sulle aree di cava;
– rimuovere, al termine dell’attivita’ estrattiva gli impianti di
lavorazione degli inerti e realizzare i previsti ripristini tramite
l’utilizzo di semi preventivamente raccolti in loco e conservati in
modo corretto al fine di proteggerne la potenzialita’ germinativa o,
nei casi in cui la rinnovazione non fosse soddisfacente, mediante
semina e/o reimpianto di specie autoctone, di provenienza locale,
scelte in funzione delle loro caratteristiche funzionali (capacita’ di
mascheramento, igrofilia, produzione di frutti eduli per la fauna,
impenetrabilita’, ecc);
– eseguire la messa a dimora delle specie arboree e/o arbustive in
modo irregolare, evitando l’adozione di rigidi schemi geometrici;
– difendere, singolarmente o in gruppo, le piante messe a dimora con
opportune protezioni (es. reti, griglie, dischi, ecc.) e/o sostanze
repellenti nelle zone a rischio di danni causati dalla fauna selvatica
o dal transito di persone e automezzi;
– proteggere le piante dall’essiccazione e dallo sviluppo delle erbe
infestanti tramite l’utilizzo di pacciamatura di origine naturale
(paglia, foglie secche, segatura, cippatura di ramaglia e di corteccia
di conifere, ecc.) o di altro analogo materiale biodegradabile;
– eseguire alla fine dei lavori un collaudo specifico delle opere di
ripristino ambientale, con oneri a carico della ditta esecutrice, al
fine di accertare l’attecchimento delle essenze;
– qualora, le eventuali fallanze dovessero superare la soglia del 20%
dovranno essere predisposti interventi di risarcimento attraverso
un’ulteriore messa a dimora di specie autoctone;
– prevedere e garantire, a partire dalla fine dei lavori di
sistemazione e recupero, un programma di manutenzione degli interventi
realizzati, della durata di almeno tre stagioni vegetative successive,
attraverso opportune irrigazioni di soccorso, il recupero delle
fallanze e il controllo delle erbe infestanti, escludendo l’utilizzo
di prodotti chimici di sintesi;
– regolamentare in modo appropriato le modalita’ di accesso alle aree
ripristinate;
– attuare il sistema di monitoraggio, in itinere ed ex-post, degli
effetti del piano, in particolare, per quanto riguarda gli impatti a
carico della fauna;
4) di fissare in relazione alla proposta formulata dalla Conferenza di
Servizi in 5 anni il termine di validita’ della presente pronuncia di
valutazione di impatto ambientale (VIA);
5) di dare atto altresi’ che le ditte CCPL Inerti Spa con sede a
Reggio Emilia e Bacchi SpA con sede a Boretto (RE) e’ tenuta al
rispetto delle condizioni e delle prescrizioni contenute negli atti di
cui al precedente punto 3);
7) di determinare, ai sensi dell’art. 28 della L.R. 9/99,
forfetariamente in 8.000,00 Euro le spese istruttorie che i soggetti
proponenti sono tenuti a corrispondere per il presente procedimento;
8) di pubblicare per estratto nel Bollettino Ufficiale della Regione
Emilia-Romagna, ai sensi dell’art. 16, comma 3, della L.R. 9/99;
9) di trasmettere copia del presente provvedimento alle ditte
proponenti ed a tutte le Amministrazioni interessate (Provincia di
Reggio Emilia, Sezione Provinciale dell’ARPA, Azienda Unita’ sanitaria
locale di Guastalla, AIPO, Autorita’ di Bacino).
e-mail: redbur@regione.emilia-romagna.it
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La politica delle escavazioni facili è quella che siede alla tavola di chi si aggiudica i lavori. Basterebbe seguire il movimento di denaro, come diceva Falcone, che va a certi partiti da parte di certi boss locali, intoccabili, che fanno il bello e il cattivo tempo e che stoccano rifiuti pericolosi a migliaia di tonnellate nelle golene del Po, anche se non ne avrebbe più da un pezzo l’autorizzazione. Ma si sa, che i boss comprano i controllori, la politica e offrono tanti posticini di lavoro, possono comprare giornali e giornalisti.
Su questi boss dovreste aprire una pagina, di indagine vostra, privata, ma essenziale per individuare chi in politica nei consigli comunali, si fa complice della mafia locale. Oddio, ho detto mafia? Ma no, non è mafia è padanmafia, di cui non si parla, la si schiva come la peste. Nessuno vi chiede di fare i martiri, però seguite la pista dei soldi, quali politici e quali partiti prendono soldini per le loro iniziative elettorali da questi emeriti personaggi locali? Ci si arricchisce facilmente con le escavazioni, specialmente lo avete detto anche voi, e con questo denaro facile si compra tutto. Strano che questi boss appaiano nell’albo nazionale degli smaltitori di rifiuti pericolosi. Vi consiglio di cercarlo e di decifrare il codice Cer relativo all’attività di ogni smaltitore – escavatorista del territorio, per capire che non si tratta solo di argilla, il business sta anche in qualcosa di peggio.
Ciao, cari. Splendido sito (su cui mi sa dovremo interrogarvi…).
Sapete che siete nostri vicini, anche nella missione che ci stiamo dando. Mi piace più questo termine che quello di battaglia: il nostro scopo per me non è incendiare ma costruire, con la pazienza silente del dopo alluvione.
Un buon dopo alluvione a voi.
Ivano